Contrada Castelletta, 56 - 62012 Civitanova (Macerata)
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Boccadigabbia era uno dei “cento poderi” della Amministrazione Bonaparte di Civitanova, una vasta tenuta che per oltre un secolo fu un importante esempio di moderna e organizzata agricoltura. La storia della Tenuta Bonaparte inizia dopo l’annessione delle Marche al Regno Napoleonico d’Italia avvenuta con il decreto imperiale di Saint Cloud del 2 aprile 1808. In quegli anni circa cento poderi del territorio di Civitanova, in ottemperanza della legge di soppressione delle Congragazioni religiose e a seguito della confisca dei relativi beni, furono incamerati dal Regio Demanio prima come Appannaggio Reale, poi come beni personali del viceré Eugenio Beauharnais e dei suoi discendenti.Dopo la caduta dell’impero napoleonico, tutte queste terre non vengono restituite allo Stato Pontificio ma rimangono dei Bonaparte fino a diventare proprietà privata dell’Imperatore Napoleone III. Il podere Boccadigabbia fu acquistato dalla famiglia Alessandri, attuale proprietaria, nel 1956 direttamente dal principe Luigi Girolamo Napoleone Bonaparte, ultimo pretendente alla corona imperiale. Come in tutti i poderi dell’Amministrazione, nella antica casa colonica di Boccadigabbia troviamo ancor oggi una vecchia formella di ceramica che riporta il nome del podere sormontato dallo stemma napoleonico della “N” coronata.
Boccadigabbia ha oggi una estensione di quasi 10 ettari, interamente coltivati a vigneto; si trova nella contrada Castelletta di Fontespina, sulle prime colline che dal mare Adriatico salgono verso l’antico borgo di Civitanva Alta. La sua felice esposizione verso Sud e la dolcezza del clima mitigato dalla vicinanza del mare, hanno fatto ritenere da sempre che Boccadigabbia fosse particolarmente vocato per la coltivazione delle uve da vino. Alla fine degli anni sessanta, quando si decise di destinare tutto il podere alla coltura intensiva della vite, furono piantati vitigni allora consigliati per la produzione di vini da tavola locali; purtroppo ciò provocò la perdita dei vitigni antichi, direttamente derivati da quelli fatti impiantare nell’ottocento dall’ing. Hallaire, agronomo francese sovraintendente generale di Napoleone III°. Per rimediare a questa perdita, nel 1986 viene avviato un programma di rinnovo del vigneto decidendo di ripiantare vitigni francesi già coltivati anticamente come Cabernet eMerlot ( che localmente venivano chiamato “bordò”) nel tentativo, ormai pienamente riuscito, di riprodurre l’antica e proverbiale qualità delle uve della Amministrazione Bonaparte.