A cinquant’anni dall’istituzione della Denominazione di Origine Controllata DOC Alto Adige, il Consorzio Vini Alto Adige ha celebrato questo importante traguardo alla 57° edizione di Vinitaly ripercorrendo la storia, l’evoluzione e il futuro di uno dei territori vinicoli più distintivi d’Italia. Molto soddisfatti i novanta produttori altoatesini che hanno partecipato alla fiera, il pubblico si è dimostrato ancora una volta estremamente interessato ai vini del territorio, tutta la zona dedicata all’Alto Adige, per quattro giorni, ha visto un’affluenza molto importante. “Per i nostri produttori e per il Consorzio, Vinitaly è sicuramente la vetrina più strategica per l’Italia e, in generale, è luogo di incontro per tutti coloro che sono interessati ai vini italiani nel mondo: è stata una bella edizione che ci ha visti protagonisti con i primi 50 anni della nostra Denominazione“, spiega Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige.
Proprio il decreto del 14 aprile 1975 ha segnato una svolta per l’enologia altoatesina, ponendo le basi per un percorso orientato alla qualità e alla valorizzazione del territorio, di questo si è parlato in fiera durante l’evento organizzato dal Consorzio in collaborazione con IDM Alto Adige. “La DOC Alto Adige è il frutto di una lunga storia fatta di scelte coraggiose, di pionieri illuminati e di un cambio di paradigma radicale. In questi 50 anni, il nostro territorio ha saputo evolversi puntando sulla qualità, sulla sostenibilità e sulla varietà”, ha sottolineato Kofler. Dalla coltivazione intensiva degli anni ’70 al modello odierno, in cui la qualità prevale sulla quantità, il comparto ha vissuto un’autentica rivoluzione. La Schiava, un tempo regina incontrastata, ha oggi lasciato spazio a una produzione più ampia e variegata, con vitigni bianchi che coprono circa due terzi delle superfici vitate. “Scegliere il vitigno più adatto in base alla specificità del terreno è stata la chiave della svolta qualitativa. Oggi contiamo circa 20 varietà che prosperano nel nostro microclima unico”, ha aggiunto Kofler.
Durante l’evento è stato dedicato un momento anche al Consorzio, fondato nel 2007. Il direttore Eduard Bernhart ne ha illustrato le attività e gli obiettivi, soffermandosi sulla recente pubblicazione del manuale “Vino in Alto Adige – Storia e presente di un territorio vinicolo unico”, l’opera editoriale – voluta proprio dal Consorzio e disponibile in tutte le migliori librerie ed online – che raccoglie studi e riflessioni di 40 autori, pensata per valorizzare 2.500 anni di storia enologica altoatesina. “Oggi la maggior parte degli attori più importanti del panorama enologico altoatesino fa parte del Consorzio. Questo ci consente non solo di promuovere con forza e coerenza il marchio Alto Adige sui mercati internazionali, ma anche di offrire un supporto concreto – di marketing, legale, operativo e anche formativo – ai nostri membri. Con grande impegno e spirito di collaborazione, continuiamo a dare impulso al futuro del vino altoatesino, valorizzandone l’identità e sostenendone la crescita” ha spiegato il direttore.
A rafforzare la vocazione territoriale della DOC è il recente progetto di zonazione, ufficializzato nell’ottobre 2024, che ha portato al riconoscimento di 86 unità geografiche aggiuntive (UGA). A parlarne è stato il vicepresidente del Consorzio, Martin Foradori, sottolineando come la zonazione rappresenti un ulteriore passo verso la valorizzazione della diversità microterritoriale della regione. Con la zonazione si vuole portare in bottiglia l’anima di ogni singolo territorio, rendendo riconoscibili nel calice le caratteristiche uniche di suolo, microclima, esposizione e altitudine. Per questo è stato creato anche un pittogramma riportato sull’etichetta, per aiutare il consumatore a orientarsi e scoprire la ricchezza del territorio. “C’è chi sostiene che con la zonazione ci siamo complicati la vita, rendendo più difficile la scelta dei vini per i consumatori finali. Al contrario, abbiamo dato un valore aggiunto inestimabile al nostro territorio, valorizzato i nostri vigneti e, grazie alla selezione dei vitigni ideali e a una resa più bassa, posto le basi per un ulteriore salto di qualità dei nostri vini“, ha raccontato Martin Foradori.
Lo sguardo al futuro si estende anche al turismo del vino. Thomas Fill, Direttore Agrar IDM Alto Adige, ha presentato in anteprima la Wine&Bike Alto Adige Collection, un progetto realizzato in sinergia con il Consorzio, che unisce ciclismo ed enologia. Otto tour tematici, più di 100 cantine coinvolte, degustazioni, esperienze tra i vigneti e percorsi personalizzati consultabili tramite l’app Komoot. “Vivere l’Alto Adige in bicicletta significa immergersi nella sua diversità: pedalando tra vigne, cantine e paesaggi unici, è possibile cogliere l’essenza autentica dei nostri vini”, ha affermato Fill.
I nuovi tour hanno ognuno un tema particolare ed il turista può scegliere quello che preferisce: Vino & architettura lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige; Tour del Pinot Bianco nell’Oltradige: da Caldaro ad Appiano; Sulle tracce di un grande classico dell’Alto Adige: le colline di Santa Maddalena; Dal Gewürztraminer al Pinot Nero: lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige; Fascino mediterraneo: tra i vigneti della conca di Merano; La zona vinicola più settentrionale a sud delle Alpi: un tour in Valle Isarco; Un itinerario circolare in Val Venosta: aspra, secca, spettacolare; Castelli, vigneti e cantine prestigiose: lungo la Valle dell’Adige tra Bolzano e Merano. Dall’applicazione Koomot si può attualmente accedere alla Wine&Bike Collection e scegliere il percorso che si preferisce e nei prossimi mesi l’offerta si arricchirà di altre interessanti proposte.
Allo stand riflettori puntati anche su una bicicletta – opera d’arte – realizzata per l’occasione dalla storica e rinomata Officina Dario Pegoretti di Verona con cui il Consorzio collabora per la promozione della nuova Bike&Wine Collection. Cristina Wuerdig Pegoretti, CEO dell’Officina ha spiegato che: “Le Alpi, il paesaggio montano ed un contesto climatico difficile fanno crescere persone abituate ad affrontare le sfide del territorio. Ma proprio in questi territori nascono idee e prodotti unici che hanno uno spirito speciale. Le biciclette Dario Pegoretti hanno le loro radici in montagna proprio come i vini Alto Adige e forse questo è il motivo che ci ha fatto incontrare. Ogni vino è unico ed irripetibile proprio come ogni nostro telaio”.
L’anniversario della DOC non è stato solo una celebrazione, ma un’occasione per riaffermare quindi proprio a Vinitaly l’impegno per una viticoltura sempre più consapevole, identitaria e capace di affrontare – con nuovi progetti – le sfide globali del settore.