«I valori della nostra famiglia e della nostra cantina si incontrano con i valori dello sport». Non uno sport qualsiasi, ma lo short track, disciplina olimpica di pattinaggio su ghiaccio basata sulla velocità, di grande eleganza e assoluto fascino. Come le bollicine di Maso Martis, che hanno deciso di sostenere i due giovanissimi atleti trentini di short track in gara per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, Pietro e Arianna Sighel.
Accolto alle Olimpiadi dal 1992, lo short track è il regno degli sprinter, là dove oltre agli avversari, serve piegare il tempo: mesi e anni di preparazione condensati in una manciata di minuti, quando a nervi, testa e gambe tocca il compito più difficile. Proprio come lo spumante metodo classico, che ha bisogno di mesi e anni per poi dare nei calici attimi di piacere. Un continuo compromesso tra equilibrio e rapidità, spingendo sul ghiaccio o accarezzandolo tra rettilineo e curve, lì su quell’ovale lungo 111 metri che tanto assomiglia alla “O” del marchio Trentodoc che rappresenta il remuage, la fase più caratteristica della produzione di metodo classico che consiste in un’azione di rotazione e contemporanea inclinazione delle bottiglie con lo scopo di raccogliere i sedimenti per farli confluire nella sommità del collo della bottiglia per poi eliminarli con la sboccatura.
Nello short track servono coraggio e lucidità, governando una forza che ti spinge per terra, verso il ghiaccio, mentre invece lo sguardo deve puntare sempre avanti, senza indecisionI. Così nascono le frecce azzurre di questa disciplina, così altrettanto è nata Maso Martis, nata dal coraggio di due giovanissimi trentini, Roberta Giuriali e Antonio Stelzer, che più di 30 anni fa hanno deciso – contro ogni trend di mercato – di fondare una cantina dedicata esclusivamente alla produzione di Trentodoc, guardando sempre avanti con grande sensibilità e determinazione.
«Passione, costanza e determinazione sono le caratteristiche che accomunano gli atleti di short track e noi produttori di Trentodoc», spiega Roberta Giuriali nel presentare la partnership con Arianna e Pietro Sighel. Il capostipite della famiglia è Mario, nonno di Pietro e Arianna, membro del Circolo Pattinatori di Piné, che tra gli anni 50 e 60 fu tra i propulsori del movimento del pattinaggio di velocità nazionale e campione italiano nei 3.000 m.
Il lago di Piné, ghiacciato in inverno, è stata la palestra di un’intera famiglia. Suo figlio Roberto sarebbe stato un precocissimo pattinatore artistico, per poi passare alla velocità, disciplina con cui sarebbe diventato il campione più titolato di sempre del trofeo nazionale: nel 1986, a 19 anni, arriverà il primo di 16 trionfi italiani complessivi. Sarebbe rimasto sulla vetta nazionale quasi ininterrottamente (eccetto un argento, nel 1996) fino al 2002 e a sigillare il curriculum di ferro ci hanno pensato ben 5 partecipazioni ai Giochi Olimpici, da Calgary 1988 a Salt Lake City 2002. La grande passione dei Sighel viene trasmessa tanto ad Arianna, nata nel 1996, che al figlio più giovane Pietro, classe 1999, che però alla pista lunga preferiranno l’esplosività dello short track. Con il loro debutto ai Giochi Invernali di Beijing 2022, anche Arianna e Pietro diventano atleti olimpici, ma invece della pista lunga del pattinaggio di velocità, i due trentini hanno scelto la velocità e la classe dello short track.
Sotto la guida del padre, i due fratelli trentini hanno imparato a pattinare sul lago ghiacciato di Baselga di Piné, località sede degli allenamenti della nazionale italiana di pattinaggio di velocità e una delle sedi dei Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026.
«Una passione di famiglia, quella dei Sighel, che è molto simile a quella della nostra famiglia: il metodo di preparazione degli atleti di short track ha molte similitudini con il metodo classico, i pattini hanno la stessa linearità che sviluppa una bottiglia di spumante. Per preparare le Olimpiadi – prosegue Roberta Giuriali – ci sono quattro anni di preparazione atletica, lunghi e impegnativi, ricchi di gare in tutto il mondo. Il sostegno che abbiamo deciso di dare a Pietro e Arianna Sighel vuole essere un grande messaggio di speranza: l’affinità con il metodo classico permette di comunicare il grande lavoro in vigneto prima della raccolta e quindi di parlare di territorio trentino, dove si allenano prevalentemente i due atleti. E ancora, i concorsi internazionali a cui partecipiamo con i nostri Trentodoc possono essere paragonati alle competizioni mondiali sportive. Il sorpasso in curva di un pattinatore di short track può essere paragonato al momento della sboccatura di una bottiglia di metodo classico. La vittoria corrisponde al brindisi… Riteniamo che sia un’eccezione e una grande opportunità avere due atleti olimpici trentini in gara per le prossime Olimpiadi e sarà un piacere sostenerli: è una sfida, come lo è stata la crescita della nostra azienda, che vale la pena di affrontare».
Maso Martis scenderà in pista con i fratelli Sighel per la prima volta a Montreal, in Canada, per la prima tappa di Coppa del Mondo in programma dal 28 al 30 ottobre.
A proposito di Maso Martis
Maso Martis è nata nel 1990, grazie ad Antonio Stelzer e all’allora fidanzata Roberta Giuriali. Insieme, Antonio e Roberta Stelzer hanno costruito una delle realtà della spumantistica nazionale tra le più premiate, che oggi conta su 12 ettari di vigneto di proprietà condotti a regime biologico, una produzione di circa 90mila bottiglie all’anno e un fatturato di 1.5 milioni di euro conquistato per il 95% in Italia e per il resto all’estero (Europa, Giappone, Stati Uniti).
«Da subito ci siamo dedicati quasi esclusivamente all’arte della produzione di spumante metodo classico: una vera e propria sfida allora, dove questa tipologia di prodotto del Trentino non aveva ancora raggiunto la reputazione di alta qualità come oggi ha con il marchio TRENTODOC. Il metodo classico è il vino che amiamo, che per noi meglio rappresenta il terroir del Trentino, il vino che abbiamo scelto per passione, complici la giovinezza e l’entusiasmo con il quale siamo partiti. Oggi la produzione di metodo classico è per noi parte integrante della nostra quotidianità, che ha abbracciato negli anni una selezione e gestione particolare del vigneto, tutto di nostra proprietà», spiegano Antonio e Roberta Stelzer, oggi affiancati dalle figlie Alessandra e Maddalena.
Maso Martis si trova a Martignano, ai piedi del Monte Calisio (detto anche Argentario) sopra Trento, a 450 metri di altitudine: un terreno montano che conosce la coltivazione già dalla fine del 1800, ottimamente esposto e accarezzato dalla brezza di montagna. «Per noi è importante che ogni bottiglia rispecchi l’annata nella quale è stata prodotta e che l’attenzione con la quale curiamo la salubrità della vigna, sia la stessa che poniamo nella tutela del nostro ambiente di vita quotidiano. L’attenzione al dettaglio è frutto di un prezioso lavoro di gruppo, dove la presenza di Daniele Tomasi con Daniel Fedrizzi in vigna e di Matteo Ferrari in cantina, sono parte integrante del nostro appassionante progetto».
La firma di Maso Martis è pertanto una concreta realtà che sigla ogni singola bottiglia: in pochi anni tutti gli spumanti metodo classico della cantina hanno ottenuto i massimi riconoscimenti delle più importanti guide di settore.