Unione italiana vini esprime forte preoccupazione per il report relativo al Piano anticancro che la Commissione Beca (Beating cancer) del Parlamento europeo si appresta a votare il prossimo giovedì 9 dicembre. Dando per scontato il plauso a ogni iniziativa di contrasto al male del secolo, per Uiv quanto determinato da un report che dogmaticamente generalizza sugli effetti del consumo di alcol, mette a forte rischio il futuro di una componente fondamentale della Dieta mediterranea come il vino, che solo in Italia fornisce occupazione a 1,3 milioni di persone. Nel testo, solo parzialmente emendato grazie a decisi interventi in particolare di europarlamentari italiani, si afferma indistintamente come “non esista un livello sicuro di consumo di alcol quando si parla di prevenzione del cancro” e “incoraggia la Commissione Ue e gli Stati membri a promuovere azioni per ridurre e prevenire danni causati dall’alcool nel contesto di una modificata strategia europea sull’alcool”. Tra queste, la richiesta di introdurre etichette di avvertenza sanitaria, del divieto di pubblicità, del divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi, dell’aumento della tassazione e della revisione della politica di promozione.
“L’Europa – ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti – ha il dovere di proporre politiche volte a minimizzare i rischi correlati alla malattia ma a nostro avviso non è censurando il consumo, in ogni genere e grado, che si risolve il problema. Occorre tenere conto delle specificità del vino, che in Italia – e non solo – è sinonimo di moderazione: siamo, secondo Eurostat, tra i principali consumatori del Continente e allo stesso tempo ultimi in Europa, dopo Cipro, per episodi di consumo ‘pesanti’ di alcol. Non possiamo perciò accettare che nel report non vi sia il minimo cenno alla parola vino e a una cultura di un consumo responsabile che è l’antitesi del binge-drinking”.
Per il presidente dell’associazione europea Wine in Moderation e vicepresidente Uiv, Sandro Sartor: “Porre come target una diminuzione generale della popolazione che beve alcol, composta per la maggioranza dei casi da consumatori moderati, non aiuterà a raggiungere gli obiettivi della strategia. A livello europeo il settore è già da tempo fortemente impegnato, anche grazie all’associazione Wine in Moderation, nella promozione di un consumo moderato durante i pasti nell’ambito di uno stile di vita sano. Ricordo in tal senso come solo in Italia negli ultimi 35 anni il consumo pro-capite di vino si sia ridotto di quasi il 50% e come non vi siano evidenze scientifiche che il consumo moderato nell’ambito della Dieta mediterranea sia dannoso”.
La convinzione di Uiv è che il rischio di cancro non possa essere valutato in maniera isolata ma nel contesto del modello culturale, alimentare, delle quantità del bere e dello stile di vita. Per questo apprezza il fatto che negli emendamenti sia stato aggiunto il ruolo positivo della Dieta mediterranea, inserito il concetto di etichettatura digitale, ritirato il riferimento al Nutriscore e sottolineato che la priorità sull’alcol dovrebbe essere quella di evitare il consumo rischioso e pesante. Rimane il paradosso di come da un lato l’Unione europea sostenga il settore del vino con gli strumenti della Politica agricola comune, dall’altro manifesti l’intenzione di reprimerne lo sviluppo e la competitività su scala globale mettendo in discussione l’impianto degli aiuti legati alla promozione.
La viticoltura è diffusa in tutta l’Unione Europea e conta più di 3,2 milioni di ettari vitati e 2,5 milioni di aziende vitivinicole, le quali impiegano una forza lavoro molto ampia, con circa 3 milioni di posti di lavoro diretti a cui si aggiungono quelli indiretti. L’Italia, che detiene il 20% del vigneto europeo, è il primo produttore ed esportatore mondiale di vino in volume di un settore che offre un enorme contributo socioeconomico in favore delle aree rurali fragili del Paese. La bilancia commerciale con l’estero si chiuderà quest’anno con un saldo attivo di oltre 6,5 miliardi di euro per un comparto che rappresenta uno dei principali brand del made in Italy. Il report, al voto domani, passerà nei primi mesi del prossimo anno al vaglio in sessione plenaria del Parlamento; successivamente l’orientamento politico sarà trasferito alla Commissione europea che provvederà a istituire un piano con diverse iniziative legislative a partire dal 2022.