I dati prima di tutto. È questo quello che è emerso nel corso del secondo Wine Tech Symposium, l’evento annuale promosso dall’impresa tecnologica Divinea, che quest’anno si è tenuto a Castello Vicchiomaggio, a Greve in Chianti, lo scorso sabato 20 novembre 2021 (la registrazione dell’evento disponibile on line, QUI). Più che un evento, un vero incubatore di idee ed innovazione che ha visto alternarsi i più importanti esponenti del mondo del vino e della tecnologia alla ricerca di una nuova idea di enoturismo, capace di usare il data marketing per arrivare ad un’esperienza di vendita customizzata in cantina e online.
“I dati sono la chiave per un’esperienza performante della vendita diretta al consumatore, in cantina ed on line. – ha spiegato Filippo Galanti, co-fondatore di Divinea insieme a Matteo Ranghetti – Da una ricerca sull’enoturismo che abbiamo condotto, risulta che nel 2021 il 76% degli enoturisti italiani ha preferito prenotare e pagare online le visite in cantina e più del 75% dei visitatori ha acquistato vino dopo la visita, ma solo il 26% delle cantine ha associato i dati di vendita al cliente. Una perdita di informazioni enorme, che deve essere colmato con le giuste tecnologie: il momento di innovare è adesso”.
Una fotografia sull’enoturismo, oggi
In un quadro complesso come quello dell’enoturismo in Italia oggi, capire qual è il target dell’enoturista, diventa fondamentale. Lo ha sottolineato durante il Simposio Donatella Cinelli Colombini, Imprenditrice e Presidente de Le donne del Vino, che ha presentato il profilo del consumatore di oggi: poco esperto di vino e desideroso di intrattenimento. Cresce poi il pubblico femminile e aumenta anche la richiesta di esperienza: il 61% dei visitatori trova noiosa e ripetitiva l’esperienza offerta oggi dalla maggior parte delle cantine e cerca proposte diverse ed autentiche. Con la Colombini a parlare di enoturismo in Italia presente anche Dario Stefàno, Senatore della Repubblica e primo firmatario della legge sull’enoturismo.
Insieme hanno scritto il libro “Turismo del vino in Italia” e, nella prima parte, si parla proprio della recente approvazione del decreto del 12 marzo 2019 che disciplina il settore, ma che oggi non è stato accolto ancora da più della metà delle regioni italiane. A presentare un nuovo libro anche Lavinia Furlani e Fabio Piccoli, rispettivamente Presidente e Direttore Responsabile di Wine Meridian. Il titolo è “L’enoturismo vincente”, libro frutto di un viaggio in camper degli autori durato 35 giorni, che li ha portati a visitare più di 240 cantine ed intervistare più di 400 enoturisti, per fare un quadro sulla situazione del turismo del vino in Italia.
Utilizzo dei dati, esperienza ed enoturismo ambidestro
I dati da soli non bastano, ma vanno gestiti. Per questo secondo il Prof. Giuseppe Festa, Direttore del corso “Wine Business” all’Università degli Studi di Salerno, l’evoluzione dell’enoturismo deve avvenire in una visione ambidestra, per non limitare la digitalizzazione solo attraverso il dato. Nel suo intervento ha ricordato che le aziende hanno miniere di dati, che non utilizzano. Per questo ci vuole un software che li interpreti e una digitalizzazione utile all’esperienza.
La risposta di Divinea: Winesuite
Questa dispersione di dati trova una risposta nel software Wine Suite creato dal team di Divinea, che integra la raccolta e la gestione di dati dei clienti delle aziende vitivinicole con azioni automatizzate di marketing digitale. “In Wine Suite – spiega Matteo Ranghetti di Divinea – le cantine trovano un aiuto per automatizzare la gestione delle visite in cantina e per far crescere in modo semplice ed intuitivo l’accoglienza, le vendite di vino online e quelle in cantina con operazioni di marketing mirate. Uno strumento che aumenta la conversione delle vendite e migliora le esperienze di acquisto grazie alla maggiore conoscenza degli interessi e dei valori dei propri clienti”. L’obiettivo finale è quello di dare il giusto valore al consumatore finale: al momento in Italia le vendite direct-to-consumer sono tra il 5-10%, contro il 70% della Napa Valley.
Divinea incubatore di innovazione
Divinea con il Wine Tech Symposium si è presentata come un vero incubatore di innovazione. A parlare di tecnologie, raccolta dati e buone pratiche per la relazione con in cliente è intervenuto per primo Francesco Magro, Co-Founder & Ceo di Winelivery, impresa tecnologica nata per consegnare vino a casa, ma che oggi è di fatto un centro di ricerca e raccolta dati a supporto del mondo del vino, con molti progetti in partenza, come il primo Wine digital bar a Milano e la collaborazione con Divinea per ampliare la loro offerta all’esperienza in cantina.
Giovanni Morelli General Manager di BluHub ha presentato Somelia, la nuova società fondata nel 2021 all’interno dell’Enterprises Engine BluHub. Si tratta di un sistema intelligente per monitorare la qualità del vino, ancor prima di aprire la bottiglia, con l’obiettivo di stabilire una connessione digitale tra i produttori di vino e i consumatori, mediante un sistema che garantisce il costante monitoraggio della qualità del prodotto dalla cantina alla tavola. La soluzione offerta da Somelia si compone di tre elementi: un tappo smart (riutilizzabile e senza batterie), una piattaforma per la raccolta e la gestione dei dati sul ciclo di vita della bottiglia, un insieme di servizi digitali a supporto dell’intera filiera.
Carlo Rossi Chauvenet, Avvocato Partner – CRCLEX, ha ricordato che le aziende sono responsabili dei dati di un’azienda e la finalità è quella di interessare e mai disturbare: in questo l’evoluzione del dato è quello di fornire un servizio su misura, un service design, possibile solo attraverso l’utilizzo mirato dei dati. Genagricola Spa, la holding agroalimentare del Gruppo Generali, rappresentata da Igor Boniolo, CEO, a proposito di innovazione e agricoltura ha portato l’esempio di Ca’ Corniani, un’azienda agricola che oggi è centro multifunzionale, con una rete escursionistica, opere e sedi museali e che fa dell’utilizzo di dati uno strumento di crescita.
Alcuni esempi. Le cantine di Wine Suite
La capacità di creare un’esperienza è essenziale per fidelizzare il consumatore e, come ha ricordato Slawka G. Scarso, consulente e docente di marketing del vino, è un asset di competitività sempre più importante per raccogliere i dati del consumatore, che cerca prima coinvolgimento, emozione e fiducia. Un esempio è rappresentato dall’intervento di Lapo Mazzei, Retail & Direct Business Director – Marchesi Mazzei, che in azienda attraverso il Wine Club può creare degli elementi continui di contatto per fidelizzare il cliente, oltre ad essere un database utilissimo di informazioni per migliorare l’azienda.
Michela Benigni di Cantina Rainoldi sta avendo successo attraverso l’utilizzo dei dati e l’implementazione dello strumento di Divinea, Wine Suite, per segmentare i clienti, creare mail e strategie di marketing efficaci. Il cliente è oggi fidelizzato e riesce a ricevere esperienze sartoriali. Altra esperienza quella di Mirco Cappellini di Cantina Cappellini delle Cinque Terre, che attraverso i dati rielaborati da Wine Suite è riuscito ad integrare tutti gli strumenti digitali e a creare un’offerta di esperienze in cantina su misura, perché il modello di offerta è basato sull’ascolto attraverso i dati.
Oltre i dati. L’importanza dell’identità aziendale
La cantina del futuro è a chiamata a sviluppare, già oggi, nuovi modelli di esperienza verso il cliente, dove la parola innovazione assume un ruolo determinante. In apertura dell’evento Stevie Kim, Managing Director di Vinitaly International, ha ricordato che innovazione deve essere intesa come opportunità ed essere accompagnata alla creatività, perché “la difficoltà non sta nello sviluppo di nuove idee, la vera difficoltà è lasciare andare le vecchie”. Un concetto chiaro a Graziano Nani, Creative Director di DOING e Jacopo Cossater, docente e giornalista, insieme ideatori del Podcast La Retroetichetta, che nel loro speech hanno ricordato l’importanza di non fermarsi solo al logo, ma di proporre strategie di comunicazione innovative e vincenti. Tanti gli esempi – come il vino prodotto al buio di Radgonske Gorice e le etichette di Gut Oggau – per evidenziare come, con innovazione e creatività, ci si possa differenziare nel posizionamento e nell’identità del proprio brand.