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8 Febbraio 2025

Foggia nell’atlante dei migliori vini d’Italia: al Calarosa le Quattro Viti dell’AIS

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

Foggia entra nell’atlante dei migliori vini d’Italia, con un riconoscimento che almeno per i rosati, fino a qualche anno fa, era quasi esclusivo appannaggio del Salento. Un vino di Foggia ha conquistato il massimo riconoscimento di qualità dell’AIS, l’Associazione Italiana Sommelier: al CalaRosa, rosato ottenuto da Nero di Troia, i sommelier italiani hanno assegnato le Quattro Viti, il miglior punteggio, e il rosé che nasce a Borgo Incoronata, nelle cantine Borgo Turrito, è stato inserito nella prestigiosissima ed esclusiva Guida Vitae 2022 in uscita nei prossimi giorni. Si tratta di una vera e propria “Bibbia” per i sommelier italiani, poiché per entrarvi i vini sono selezionati e giudicati dalla più autorevole e rigorosa associazione che rappresenta i professionisti dell’enologia.

“Siamo felicissimi”, ha commentato Luca Scapola, titolare di Borgo Turrito, “e parlo al plurale perché questo straordinario riconoscimento, uno dei più prestigiosi e difficili da conquistare, è di tutta la squadra, di tutte le donne e gli uomini che lavorano nei nostri vigneti e nelle nostre cantine”.

Il CalaRosa Nero di Troia IGP Puglia Rosato a un anno dal suo ‘esordio’, nel 2016, conquistò anche l’Unione degli Enologi Francesi che premiò il rosé made in Foggia nell’ambito de “Le Mondial Du Rosè”.

Con il massimo riconoscimento dell’AIS, il vino prodotto nella borgata storica di Foggia è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo sommelier italiani e intenditori francesi. Borgo Turrito e i suoi vigneti si trovano a 500 metri dal Santuario Incoronata, nel cuore del Parco regionale istituito nel 2006 come area naturale protetta. “Siamo viticoltori dal 1890, i miei nonni possedevano vigneti ad Alberello, nell’agro di Rocchetta Sant’Antonio”, ha raccontato Scapola. “Io ho iniziato a dirigere l’azienda quando avevo 23 anni, oggi ne ho 38 e questo riconoscimento arriva in un momento importante perché segna anche simbolicamente una ripartenza nel segno delle eccellenze che mi auguro possa riguardare tutto il territorio di Foggia”.

Intense sensazioni floreali di rosa e fruttate di visciole, con note agrumate, caratterizzano il CalaRosa, ottenuto da un’accurata selezione di Nero di Troia. Un vino piacevolmente morbido e ben bilanciato da una spiccata sapidità e freschezza acida. Nel 2015 ne furono prodotte 3.500 bottiglie, oggi se ne producono circa 40.000 e arrivano in tutto il mondo, portando il nome di Foggia e l’eco di profumi e bellezza del Tavoliere.

La Guida Vitae 2022, oltre al rosato foggiano, ha premiato anche Ordona e San Severo assegnando le Quattro Viti rispettivamente al Rosantica 2020 Placido Volpone e al Sanseveria Brut Rosé 2017 delle Cantine D’Araprì.

“Possiamo dire che il nostro CalaRosa è in buona compagnia, facciamo i nostri complimenti alle altre due cantine della Capitanata che fanno entrare la provincia di Foggia nella guida più importante”, ha detto Luca Scapola.

Il premio al CalaRosa è un riconoscimento anche per il Nero di Troia, un vitigno che si coltiva in provincia di Foggia sin dai tempi di Federico II. Lo Stupor Mundi arrivò in terra di Capitanata 800 anni fa. Ai suoi banchetti, quando amava discutere di scienza, di arte e di tutte le meraviglie della terra che elevano lo spirito, le ricerche storiche ci confermano che il vino non mancava mai. Poteva essere quello greco, alcuni antichi testi menzionano anche il vino che l’Imperatore faceva arrivare dalla Sicilia, ma ben presto Federico Ruggero di Hohenstaufen scoprì le uve prodotte nel Tavoliere. “Abbiamo sempre creduto nell’eccellenza del nostro ‘vitigno-bandiera’, vederlo svettare nell’olimpo dei vini premiati dai sommelier italiani è un grandissimo orgoglio”.

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