Qualità e sostenibilità sono concetti cardine da sempre legati al nome di Cantina Bolzano. Una sintesi perfetta è condensata nell’ultimo nato tra le etichette della prima cooperativa vinicola certificata CasaClima d’Italia: il vino bio “Laven”, nuovo ambasciatore di una filosofia che permea la tradizione d’eccellenza di Cantina Bolzano.
“Crediamo fortemente che la produzione di vini contemporanea e di alta qualità debba essere il più possibile attenta alla natura ed esercitare un’azione rispettosa e gentile”, spiega l’enologo, Stephan Filippi. Con questo convincimento, ha avviato già diversi decenni fa con i membri dell’azienda il suo progetto di vigneto “green”, puntando non solo a incrementare la qualità del prodotto finale, ma anche a garantire che la coltivazione procedesse di pari passo con la natura e includesse aspetti fondamentali quali il benessere del suolo e la preservazione dell’habitat. “Accompagniamo le uve durante il loro processo di maturazione con cure quotidiane maturate in decenni di esperienza per ridurre al minimo gli interventi sulle viti”.
Filippi segue questo credo anche nei successivi processi di lavorazione in cantina. “Sfruttando la naturale forza di gravità, lasciamo che l’uva scivoli dolcemente dal punto più alto a quello sottostante, livello per livello per cinque piani, per un totale di 35 metri. Questo preserva intatte le caratteristiche naturali delle singole varietà e le risorse – umane ed energetiche – non vengono sprecate inutilmente in nessuna fase”. La modernissima sede della Cantina di Bolzano è stata inaugurata tre anni fa, rendendola la prima cooperativa di viticoltori in tutta Italia a ricevere il sigillo di certificazione CasaClima per l’efficienza e l’ottimizzazione energetica. Inoltre è stata recentemente installata una stazione di ricarica per auto elettriche che può essere utilizzata liberamente dai clienti per tutto il tempo della loro visita alla cantina, allo shop Vinarius e alla sala di degustazione.
“Laven”, emblema della sostenibilità
In un’ottica sempre coerente e fedele a se stessa, il vino biologico “Laven” al suo esordio sul mercato non è altro che la naturale estensione della consolidata filosofia di sostenibilità di Cantina Bolzano. Un passo preceduto da una fase di analisi e ragionamento con i soci conferitori durata diversi anni. “Ci sono state sicuramente delle sfide da superare – ammette l’enologo -. Ma oggi vediamo che i membri coinvolti sono entusiasti del progetto bio e ne sono i primi convinti sostenitori”. Il primo vino biologico etichettato da Cantina Bolzano ha uno stretto legame con il suo terreno e il suo nome è un richiamo al leggendario porfido di Bolzano, magma cristallizzato formato da una miscela di “lave” – appunto – vulcaniche. Da qui “Laven”.
Un’energia vulcanica assorbita dalle radici delle sue viti. “Il vino è una cuvée bianca di tre varietà differenti: Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio – precisa Filippi -. Le sue uve crescono, allevate a Guyot, a un’altitudine compresa tra i 500 e i 700 metri sul livello del mare intorno alla città di Bolzano e sul Renon. I capisaldi della vinificazione sono la riduzione biologica dell’acidità e la maturazione sulle fecce fini in tre materiali diversi: cemento, rovere e acciaio“. Il nettare che ne risulta è elegante e potente, con un’acidità fresca e bilanciata. Il “Laven”, alla sua prima edizione, è disponibile in una quantità di circa 8.000 bottiglie.
Per il futuro, Cantina Bolzano prevede di espandere ulteriormente la superficie vocata al biologico e di coltivare più varietà secondo i principi dell’agricoltura bio. A incoraggiare il suo percorso di sostenibilità è una crescente consapevolezza dei consumatori – anche nel settore del vino – per quanto riguarda alimenti e bevande prodotte in modo naturale. “Secondo le statistiche nel 2020, nonostante un generale calo del comparto vino, sono stati venduti in Italia molti più vini biologici: in alcuni casi si sono registrati aumenti a due cifre”, riferisce Klaus Sparer, amministratore delegato di Cantina Bolzano.
“In futuro, comunque, non si tratterà tanto di decidere tra biologico o non-biologico, quanto di definire gli aspetti qualitativi, sostenibili e di gusto che stanno diventando inscindibili – premette Sparer -. Un fattore decisivo sarà anche stabilire se l’azienda produttrice di vino potrà mantenere la promessa di sostenibilità per quanto riguarda il suo bilancio complessivo. Assieme ai nostri 220 soci lavoriamo coerentemente in questa direzione da molti anni e adempiamo alla nostra responsabilità verso l’ambiente e la popolazione. E questo rapporto di fiducia ci ha permesso senza dubbio di affermarci come uno dei più grandi produttori di vino in Alto Adige”.