I vigneti terrazzati del Soave, patrimonio agricolo globale GIAHS – FAO, sono stati scelti come luogo di studio e di incontro per il primo meeting di TerrACE, progetto nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, inerente allo studio e alla conservazione dei terrazzamenti agricoli su scala europea. Il progetto, della durata di 5 anni, è stato finanziato per 2.5 milioni di euro dall’European Research Council (ERC), la più prestigiosa agenzia europea per il finanziamento della ricerca, con la missione di mantenere e attrarre in Europa i migliori ricercatori, selezionati esclusivamente in base al criterio dell’eccellenza scientifica.
Il 14 e il 15 febbraio i ricercatori delle Università di Tromsø (Norvegia)(capofila del progetto, guidato dal noto geografo Prof. Antony Brown), Università di Padova (Italia), Università Cattolica di Louvain (Belgio), Università di York (Inghilterra), Università di Salisburgo (Austria) e Università di Barcellona (Spagna) si troveranno presso il Consorzio Tutela Soave per un incontro a un anno dall’inizio di questo progetto quinquennale. L’obiettivo della ricerca è quello di individuare le antiche aree terrazzate europee e studiare quali sono stati gli effetti nel passato, in particolare sull’erosione e degrado del suolo e sullo stoccaggio del carbonio e di altra materia organica. Questo per capire quali possono essere gli eventuali effetti dei cambiamenti climatici e sociali, e se i terrazzamenti sono una risposta efficace ad essi.
A coordinare il gruppo italiano il Prof. Paolo Tarolli, già impegnato nel progetto PSR Soilution System (Soluzioni innovative di sistema per la riduzione del rischio erosivo e una migliore gestione dei suoli in vigneti di collina e di montagna) che, coadiuvato dalla ricercatrice Sara Cucchiaro, avranno il compito di creare, mediante l’impiego di dati topografici ricavati da drone e laser scanner terrestre, modelli 3D ad altissima risoluzione di aree terrazzate attuali ed abbandonate.
Nel comprensorio del Soave si concentreranno gran parte dei rilievi italiani, e i ricercatori hanno individuato aree con terrazzamenti di più di 200 anni, testimonianza dell’attività viticola centenaria nella zona, che ha permesso al Soave di entrare nell’élite dei paesaggi rurali riconosciuti dalla FAO.
«I terrazzamenti e i muretti a secco fanno parte della storia del Soave, dove i viticoltori dovevano con fatica preservare e sfruttare ogni centimetro di terreno fertile per coltivare le uve – spiega Sandro Gini, presidente del Consorzio – quindi non ci può che rendere orgogliosi essere stati scelti per un così prestigioso progetto, per portare la nostra testimonianza sulla ribalta mondiale. Stiamo assistendo di anno in anno a stravolgimenti a livello globale delle pratiche agricole che sono alla base non solo dell’alimentazione e quindi del vivere delle popolazioni, ma anche della tenuta del tessuto sociale e delle comunità, fili che si intrecciano e che con forza mantengono le persone nel luogo in cui sono nate, permettendo una continuità e una affidabilità nei mercati mondiali di un prodotto che fa sentire forte la sua identità»