Slow Wine 2020, a Benevento la premiazione delle chiocciole Campania

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bottiglie premiate

E’ stata Benevento la sede prescelta per l’anniversario dei 10 anni della guida Slow Wine. La ormai celebre “enciclopedia” Slow Food dedicata al vino prodotto secondo la filosofia del buono, pulito e giusto ha insignito della chiocciola alcuni fra i migliori vini delle cantine inserite nella guida in questi suoi primi 10 anni – e spesso classificati dagli stessi vignaioli come ‘vini del cuore’. Il tutto nell’ambito dell’evento Sementia 2020, il 24 gennaio scorso.

Assieme al responsabile nazionale della guida, Giancarlo Gariglio, i coordinatori campani Adele Elisabetta Granieri ed Alessandro Marra hanno introdotto sul palco di Palazzo Paolo V, nel cuore del capoluogo sannita, le rappresentanze delle aziende vinicole premiate da Slow Wine. In seguito alla premiazione, svoltasi in parallelo con le Osterie dell’omonima guida slow giunta ai suoi 30 anni, ecco il momento della degustazione di nove fra le eccellenze enologiche decorate con la chiocciola Slow Wine.

Avvio con cinque vini bianchi, in rappresentanza di tutta la Campania. Dal blend di Fiano ed Asprinio d’Aversa targato Nanni Copè ‘polvere della scarrupata’ 2019 – anteprima assoluta del prossimo bianco che l’azienda casertana metterà in commercio – al Cru di Fiano Avellino 100% da Lapio (AV) dell’azienda Rocca del Principe; terzo bianco ancora dalla terra irpina, con Ciro Picariello da Summonte, la zona dell’areale Fiano forse meno vitata essendo patria di castagneti per la maggiore, con un ottimo 2014 in purezza; provincia di Napoli rappresentata da Contrada Salandra, dai Campi Flegrei con la falangina autoctona 2014 in invecchiamento, malgrado il colore limpido e l’aroma fresco ma sapido classico del bianco in questione. La Terra di lavoro è ancora di scena con I cacciagalli, da Teano, dove la coraggiosa esperienza del Fiano 2018 con macerazione in anfora regala un insolito vino tendente al dolce, quasi lambiccato, con spuma leggera e dolcezza inattesa.

Poi la volta dei rossi: dalla Costa d’Amalfi il dottor Bove, medico veterinario, decano del Tintore di Tramonti spesso bistrattato e legato alla denominazione aglianico, ma ben altra cosa se vissuto nel suo corposo rosso “E’ iss” di Tenuta San Francesco (2013); l’interessante storia dell’azienda biologica San Giovanni, da Castellabate, ci spinge con la mente nell’unico scenario di Punta Licosa, dove sorge la vigna in cui viene prodotto fra i tanti vini Doc Cilento il piedirosso che ha beneficiato del riconoscimento Slow Wine 2020; torniamo in Irpinia, nel magico mondo del Taurasi con uno dei massimi artisti del rosso aglianico Docg Luigi Tecce, col suo Polyphemo 2011 granato e decisamente unico nel suo genere. In chiusura, ancora aglianico ma questa volta sannita, dall’altra Docg campana del rosso ovvero l’Aglianico Taburno, Cru dell’azienda Fontanavecchia proposto ai calici nella sua versione forse migliore, la 2012. La degustazione ha goduto del supporto di Fisar, con i sommelier della zona al servizio dei tanti aderenti alla masterclass fra cui giornalisti ed esperti in materia quali Luciano Pignataro (Il Mattino).

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