“Accogliamo con cauto ottimismo il raggiungimento dell’accordo tra Commissione Europea e governo inglese. Chiediamo alle Istituzioni Europee di validarlo al più presto, perché in caso di ‘Hard Brexit’ sarebbero a rischio la fluidità delle operazioni commerciali e la tutela delle indicazioni geografiche”.
Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, commenta l’intesa sulla Brexit raggiunta ieri tra la Commissione Europea e il Regno Unito di Gran Bretagna.
L’accordo rappresenta un primo passo verso la Soft Brexit consensuale del 31 ottobre 2019, ma restano ancora due step: il voto di domani (19 ottobre) da parte del Parlamento anglosassone e l’approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento Europeo.
“Ci sono state rassicurazioni – continua Castelletti – relativamente all’etichettatura dei prodotti vinicoli (con un periodo di mantenimento dello status quo di 21 mesi anche per i vini biologici) e all’istituzione di un periodo di transizione di 9 mesi per le importazioni di vino dall’Ue verso la Gran Bretagna. Nel caso in cui dovesse esserci un passo indietro rispetto a quanto raggiunto ieri, resta alto il rischio circa le operazioni doganali e commerciali più in generale, oltre che grande incertezza sulla tutela delle indicazioni geografiche”.
“Nel corso dell’incontro tenutosi all’Ambasciata inglese a Roma – aggiunge Paolo Castelletti – il Governo britannico non ha fornito, a nostro parere, rassicurazioni sufficienti sul passaggio dall’attuale sistema di protezione delle IG in Europa ad un nuovo schema implementato da Westminster, con un rischio elevato per oltre 500 DOP e IGP italiane”.
“Per il nostro settore – conclude Paolo Castelletti – il mercato UK rappresenta il terzo per importanza con 827 milioni di euro registrati nel 2018, ed è il primo per gli spumanti con un volume di 1,1 milioni di ettolitri esportati e un valore di 434 milioni di euro nel 2018. Anche per tali ragioni una ‘Hard-Brexit’ causerebbe un grave danno al comparto vitivinicolo e, di conseguenza, all’intera economia italiana”.