Oggi conosciamo meglio la cantina marchigiana Tenimenti Spinsanti. La cantina si trova nella collina dell’area di Camerano, un piccolo comune di circa 7.000 abitanti della provincia di Ancona, nelle Marche appunto. L’azienda non è molto conosciuta al di fuori del territorio di produzione, e vende soprattutto all’estero, però merita l’attenzione di tutti noi appassionati di vino. Per l’occasione ho intervistato Catia Spinsanti, titolare della cantina.
Iniziamo questa intervista con una domanda classica. Siete sempre stati produttori di vino o prima facevate qualcos’altro? Insomma mi racconti un po’ le origini della sua azienda, e quello che siete diventati oggi.
Io sono sempre stata una impiegata amministrativa, poi nel 1998 mi sono licenziata e mi sono messa a piantare la mia vigna vicino a quella vecchia del 1955, che mio padre aveva comperato nel 1971. Dal 1999 la produzione delle prime bottiglie con il nome Sassòne e Camars. Poi alcuni anni dopo con la produzione delle viti più giovani abbiamo prodotto anche un vino con il nome Adino dedicato a mio padre.
Lei di cosa si occupa esattamente in azienda? So benissimo che nelle cantine a conduzione familiare come la sua si finisce per fare un po’ di tutto, ma c’è sempre qualcosa che piace fare più di altre, nel suo caso qual è?
Ora in azienda seguo la mia vigna e controllo tutti i lavori che i dipendenti fanno durante l’anno: dalla potatura secca fino alla raccolta delle uve con l’aiuto del mio agronomo e del mio enologo. I primi 16 anni mi sono personalmente dedicata ai lavori in vigna, compresi i trattamenti e i lavori meccanici. Seguo la commercializzazione dei mie vini, la contabilità e tutte le scartoffie che obbligatoriamente si devono inviare agli organi competenti.
Oggi sempre più spesso si sente parlare di tradizione, di terroir, di sostenibilità, e meno di innovazione, di tecnologia, bene, voi come siete messi in azienda? Siete più tradizionali o più innovativi? Il vino è un prodotto tradizionale, c’è spazio per l’innovazione?
Non avendo studiato enologia io e mio marito e non avendo le conoscenze tecniche in agronomia, ci appoggiamo al nostro fidato enologo e agronomo, che ci fa produrre vini in linea con la tradizione, ma utilizzando in cantina metodi innovativi, tipo il controllo della temperatura dei vini in fermentazione e la fermentazione in assenza di ossigeno. Da due anni per esempio in campagna lavoriamo la nostra terra in maniera bio e anche se per il momento non siamo certificati, siamo molto orgogliosi di produrre vini come i nostri. Da sempre la nostra azienda è a basso impatto ambientale. Nel 2011 abbiamo cambiato il packaging delle nostre bottiglie, e con le nostre etichette molto particolari e riconoscibili ci siamo presentati ai nostri clienti con successo.
Parliamo un po’ dei vostri vini… se dovesse raccontare dei suoi vini a chi non li ha mai assaggiati come li descriverebbe?
I mie vini sono vini fatti con il cuore, con fatica e molta dedizione. I miei vino sono l’espressione del nostro lavoro sia in campagna che in cantina, dove avviene tutto molto lentamente e manualmente compresa la raccolta delle uve in piccole cassette. Sono vini corposi e strutturati ben equilibrati e con una bella beva.
Quale vino della sua cantina farebbe assaggiare a una persona che dice di non capire nulla di vino, e perché?
Ad una persona che dice di non capire nulla di vino, dico sempre che non è importante essere esperti di vino; dico che il suo gusto è molto importante per me ai fini della valutazione del mio vino; se è una persona che non è abituata a bere vino, probabilmente non apprezzerebbe un vino troppo alcoolico e troppo “corposo” quindi gli proporrei il mio vino Adino che nonostante è un vino di 13,5% vol. è, secondo me, un vino giovane fresco e fruttato con una bella beva.
Qual è il consumatore tipo di riferimento della sua azienda, a chi si rivolge il vostro vino?
Il nostro vino è rivolto a tutte le persone, perché ogni vino che produciamo è rivolto a persone con gusti diversi: vino autoctono senza legno, vino autoctono maturato in parte in botte grande di legno e vino autoctono in stile bordolese, maturato in piccole botti di legno francese per massimo 48 mesi. Ci sono persone che adorano i vini invecchiati in barriques piuttosto che in botte di cemento ed altri che vogliono bere solo vini giovani e non invecchiati in legno.
Come si posiziona oggi il vino delle Marche sul mercato? È più facile venderlo sul mercato nazionale o su quello internazionale? Dopotutto le Marche è una piccola regione e il consumatore di vino medio, anche italiano, non conosce sicuramente, come quello estero, tutte le denominazioni della vostra regione.
Il vino marchigiano pur essendo cresciuto molto in termini di qualità negli ultimi 20 anni e pur essendo uno dei primi vini certificati doc più vecchi (rosso conero doc) è un vino poco conosciuto sia in Italia che all’estero. Le stesse Marche fanno difficoltà ad essere conosciute: molto spesso mi capita di parlare con persone che vivono a Milano, piuttosto che a Verona, e mi dicono ma come sono le Marche, dove si trovano? questo mi rende triste e non poco. La nostra classe dirigente secondo me non ha mai fatto abbastanza per farci conoscere e riconoscere fuori dalle nostre mura. Ma è anche colpa di molti di noi produttori che non ha mai creduto al fatto di fare squadra e di presentarsi uniti nelle varie manifestazione per la promozione della nostra regione: molti di noi ha paura di perdere mercato se collabora con gli altri, senza rendersi conto che la collaborazione è alla base di ogni successo commerciale: da soli non si va da nessuna parte, perché non si hanno le capacità organizzative e finanziare per andare nel mondo e promuoversi. Come dice una mia amica export manager non marchigiana: i vostri vini sono molto buoni e non hanno nulla da invidiare a nessuno, ma non essendo famosi e conosciuti hanno poco mercato soprattutto all’estero.
Ho visto che siete molto più presenti e conosciuti all’estero che in Italia, quali sono i mercati esteri di riferimento della vostra azienda?
Vero, siamo molto più conosciuti all’estero e i mercati esteri di riferimento sono la Germania, l’Austria, il Belgio, l’Olanda, gli USA, la Corea del Sud e Unite Kingdom.
Il livello qualitativo dei vini in Italia è alto, e la scelta praticamente infinita, che una vita non basterebbe per degustarli tutti. In poche parole, perché un appassionato di vino dovrebbe scegliere di degustare il vostro di vino? Quali sono le caratteristiche di unicità che contraddistinguono i vostri prodotti?
Semplicemente perché è buono e perché da belle emozioni: di recente un signore svizzero che ha assaggiato il mio Sassòne ha scritto testualmente: Buongiorno, Recentemente ho apprezzato il tuo vino Sassòne in un ristorante a Pallanza Verbania. Ero davvero eccitato. Vorrei chiederti ora, su cui posso comprare il vino qui vicino, o se anche loro mi fornissero direttamente. Saluti Heinz
Tutti i produttori di vino hanno almeno un vino a cui sono molto legati, il suo qual è?
Io sono legata a tutti i miei vini: se ne dovessi scegliere uno, non saprei quale; in un modo o nell’altro sono orgogliosa di tutti e tre: tutti mi esprimono qualcosa di bello e di prezioso, che mi riporta sempre ad essere orgogliosa del risultato del mio lavoro.
Concludiamo questa breve intervista a Catia Spinsanti con la degustazione di uno dei suoi vini, un Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC vendemmia 2017. Alla vista si presenta con un bel colore giallo paglierino brillante. Al naso è piacevolmente profumato con sentori che ricordano i piccoli fiori di acacia, la pesca, e la nespola. Al palato è fresco, pulito, con una bella struttura, e la giusta acidità, molto scorrevole, e caratterizzato da un sapore asciutto e sapido.
Prosit!