Sarà un bollino con la figura di San Zeno, patrono di Verona, autore di un Sermone nel quale descriveva in maniera simbolica il lavoro del vignaiolo, ad identificare le bottiglie di Bardolino prodotto nelle tre sottozone attraverso cui si articolerà la denominazione: La Rocca Bardolino (per la zona centrale lungo la riviera del lago) Montebaldo Bardolino (per la zona settentrionale pedemontana) e Sommacampagna Bardolino (per le colline moreniche meridionali).
Ad avere per ora superato l’esame di un comitato volontario costituito in seno al Consorzio di tutela dagli stessi produttori sono state 14 aziende per un totale di 49 vini, considerando le diverse annate ancora a disposizione dei produttori. Sono le cantine che hanno partecipato al progetto Bardolino Cru-Village con cui dal 2015 un gruppo di produttori ha iniziato ad imporsi canoni più restrittivi rispetto a quelli consentiti dalla denominazione: scelta di vigneti di almeno 7 anni, resa massima di 100 quintali/ettaro, scelta della Corvina nella massima misura consentita (80% fino ad oggi, 95% con il nuovo disciplinare), nessun appassimento, uso ragionato del legno (solo legni grandi o barrique dal secondo passaggio) ed immissione nel mercato non prima di un anno dalla vendemmia. Accorgimenti che conducono a vini eleganti, caratterizzati da un colore rubino delicato e brillante, da una piacevole speziatura e da una decisa sapidità. Vini con un potenziale di affinamento di almeno 5 anni.
Per il Bardolino si tratta di un vero e proprio ritorno al passato, che riporta alla fine dell’Ottocento quando era servito nei Grand Hotel svizzeri al pari dei vini della Borgogna e del Beaujolais. Già allora si conosceva l’esistenza di tre sottozone, già individuate dai commercianti di vino nel 1825 (trent’anni prima della classificazione dei Bordeaux, fatta nel 1855) e poi identificate geomorfologicamente da Giovanni Battista Perez nel 1900 nel volume “La Provincia di Verona ed i suoi vini”. Ai vini di queste macro-zone erano riconosciute alcune peculiarità organolettiche e qualitative, che però sfuggirono ai compilatori del disciplinare di produzione del 1968.
Alcuni di questi grandi Bardolino sono arrivati fino ai giorni nostri e serviti in una verticale organizzata in occasione di Bardolino CRU, evento di presentazione delle nuove sottozone che si è svolto alla Gran Guardia di Verona. I Bardolino di Bertani, Bolla e Masi di annate come 1956, 1959, 1961, 1964 e 1968 hanno dimostrato grande capacità di conservazione e incantato i presenti.
Il nuovo disciplinare che recupera questa tradizione è già stato approvato dall’assemblea dei soci del Consorzio ed è in attesa di via libera da parte del Ministero delle Politiche Agricole. In sua attesa sarà il bollino attribuito a circa 100.000 bottiglie a garantire il rispetto dei canoni produttivi e delle caratteristiche del vino. Le selezioni dei vini da parte del comitato istituito dal Consorzio continueranno nei prossimi mesi.