I Vignaioli Indipendenti FIVI sbarcano a Vinitaly con i tralci delle loro viti per richiamare l’attenzione sul tema della tutela del vigneto. 158 vignaioli, 43 in più dello scorso anno, presenti in uno spazio collettivo anche per far sentire la loro voce nei confronti di una burocrazia sorda.
Sono tre gli aspetti centrali per FIVI. Si parte dai vigneti storici ed eroici, oggetto in questi mesi di un censimento da parte del MIPAAF. Il problema è che i vigneti sotto i 1.000 metri quadrati sono esclusi dalla registrazione, poiché considerati per uso personale, e non richiedono denunce di produzione o altri oneri di registrazione della loro produzione. Tuttavia, proprio nelle aree in cui la viticoltura eroica è sopravvissuta fino a oggi, 1.000 metri quadrati sono una dimensione di tutto rispetto, dove i Vignaioli hanno conservato pratiche colturali e varietà genetiche uniche, che rischierebbero di essere perdute nel momento in cui tali vigneti fossero espiantati o abbandonati. “La nostra richiesta al MIPAAF e alle Regioni – dichiara la Presidente FIVI Matilde Poggi – è di promuovere il censimento e la tutela dei vigneti storici ed eroici, indipendentemente dalla loro estensione”.
La FIVI chiede inoltre che venga incentivata la pratica della selezione massale per permettere a ogni produttore di mantenere il patrimonio genetico delle proprie vigne. La selezione massale consiste nella scelta delle migliori piante nei propri vigneti, per ricavarne le gemme con cui innestare le future piantine di vite. In pratica, è lo strumento che offre le maggiori probabilità di mantenere la specificità genetica del proprio vigneto e della propria realtà locale e aziendale. Attualmente, per ragioni sanitarie che FIVI condivide nei principi, la selezione massale viene scoraggiata in maniera determinata dalle norme nazionali che sovrintendono la produzione delle piante destinate ai nuovi impianti, preferendole la selezione clonale operata dai vivai. Oltre a questo i programmi di sostegno agli impianti viticoli (PSR e OCM) attualmente escludono i nuovi impianti effettuati usando piante derivanti da selezione massale.
La terza e ultima questione riguarda la sola regione Piemonte che, nel 2017, ha stabilito di non ammettere più a finanziamento i nuovi impianti viticoli a rittochino, ovvero con le file disposte parallelamente alla linea di massima pendenza, quando quest’ultima supera il 20%. “Non c’è dubbio che, con certe pendenze e con certi suoli il rittochino favorisca l’erosione – prosegue Poggi – ma non è il tipo di impianto a determinare, da solo, questa inattitudine”. La FIVI quindi chiede di adottare soluzioni di precisione nell’individuare l’ammissibilità al sostegno pubblico degli impianti a rittochino, basate sull’impegno vincolante da parte del Vignaiolo ad adottare pratiche culturali atte a scongiurare il pericolo di erosione. Fermo restando che il vignaiolo deve essere chiamato a risponderne in termini di ripristino dello stato dei luoghi in caso di fenomeni di erosione.
L’Area FIVI è al Padiglione 8, stand B8/B9, C8/C9, D8/D9, E8/E9.