Il vino italiano continua a crescere in qualità: una tendenza che si riscontra anche nel comparto vitivinicolo della Liguria, una regione che nel corso degli ultimi anni ha fatto passi da gigante, ritagliandosi un ruolo da protagonista nel panorama enologico nazionale e internazionale.
In questa regione il fattore dominante è la verticalità, spazi vitati (e non solo quelli) stretti tra monte e mare, con altitudini che, nel volgere di pochi chilometri, passano dallo zero a quote appenniniche, a volte alpine. In un habitat così impervio dominano i vitigni autoctoni, praticamente assenti i grandi internazionali, prodotti da aziende spesso microscopiche, che esprimono un ventaglio di variazioni pedoclimatiche, e dunque di vini, tale da rendere ogni etichetta unica.
Trai i vini top della guida, così come lo scorso anno, ben sette quelli liguri, con punteggi superiori a 91, ma sono davvero tantissimi quelli che si avvicinano di un soffio a tale soglia, rimanendo nel novero dell’eccellenza. In un contesto dove i degustatori dell’AIS hanno un compito sempre più difficile nello stilare una classifica, aumenta il livello medio, costringendo ad alzare l’asticella dei giudizi. Un segnale positivo, specie in una regione dove i volumi di produzione sono spesso contingentati naturalmente dalla difficoltà di coltivazione, ma soprattutto da un lavoro che può essere quasi esclusivamente manuale.
Cresce anche il numero totale dei produttori regionali inseriti in guida, così come l’attenzione che l’Associazione Italiana Sommelier dedica alla sostenibilità ambientale, con uno sguardo particolare a tutti quelli, e sono molti, che producono vini nel massimo rispetto dell’ambiente.
Photo credits Sonia Santagostino