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1 Aprile 2025

Vendere vino online: prospettive e criticità dell’e-commerce in Italia

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

Perché dovrei aprire un’enoteca online? Quali vantaggi posso trarne? Domande legittime, che molti produttori e rivenditori di vino si pongono prima di entrare nel settore dell’e-commerce. Nonostante il mercato del vino online stia conoscendo, a livello globale, una buona crescita, in Italia la penetrazione del canale digitale sulla vendita totale del vino stenta ad affermarsi – è una delle più basse al mondo – nonostante il Belpaese sia il terzo consumatore di vino al mondo, preceduto dagli Stati Uniti – al primo posto – e dalla Francia al secondo.

La stragrande maggioranza delle aziende vitivinicole italiane non è ha ancora introdotto l’approccio “digital” nel proprio modello di business: moltissimi produttori dispongono esclusivamente di siti istituzionali, i cosiddetti “siti vetrina” non interattivi e con contenuti prevalentemente informativi per la presentazione dei prodotti, senza alcuna funzionalità di vendita.

In epoca più recente hanno cominciato a farsi strada iniziative più innovative nell’ambito della vendita di vino online: tali iniziative si avvalgono di differenti modelli di business quali “catalogo”, “vendite private”, “marketplace”, “abbonamento”, “gruppo d’acquisto” e “social commerce”, per differenziarsi e catturare l’attenzione dei potenziali clienti. Ma le vendite sono ancora molto limitate e nessuno degli attuali operatori ha raggiunto livelli rilevanti di quote di mercato, visibilità, traffico e volume di transazioni tali da emergere in maniera netta sugli altri.

Quali sono, dunque, le maggiori criticità che l’e-commerce del vino riscontra in Italia? In primo luogo, le cause del ritardo nello sviluppo e nell’affermazione del commercio elettronico del vino sono da ricercarsi in motivazioni più generali, che hanno a che fare con un ritardo caratteristico del nostro Paese, dove l’e-commerce non si è ancora realmente affermato come vera consuetudine d’acquisto. Al di là delle motivazioni sociali e comportamentali, per quanto riguarda nello specifico il vino, a queste difficoltà generiche se ne aggiungono altre peculiari del settore.

Data la grande facilità di approvvigionamento di vino in Italia – in numerosi negozi fisici, grande distribuzione, enoteche e cantine locali – gli utenti si rivolgono alla rete principalmente per l’acquisto di vini esteri, di difficile reperimento o per promozioni particolarmente convenienti. Viceversa, le spese di spedizione, che negli e-shop del vino sono nella maggior parte dei casi piuttosto elevate, costituiscono un fattore che scoraggia gli acquirenti virtuali. Tuttavia, la logistica complicata – ad alto rischio di rotture – non permette di ridurre o addirittura di annullare i costi di spedizione e consegna, come avviene in altri settori merceologici.

Nonostante queste difficoltà, il commercio elettronico potrà offrire interessanti opportunità a tutti gli operatori che riusciranno sviluppare il potenziale ancora inesplorato del commercio elettronico del vino: si ritiene infatti che, nel medio periodo, il mercato online potrà esprimere un giro d’affari sempre più rilevante com’è già avvenuto per altri settori, quali l’abbigliamento e il turismo.

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