Il Capri Doc Scala Fenicia premiato al Mondial des Vins Extrêmes

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Cantina Scala Fenicia

La 25a edizione del prestigioso Concorso Mondial des Vins Extrêmes, organizzato dal Cervim (Centro Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), con il patrocinio dell’OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) ha premiato il bianco Capri Doc 2016. Un significativo successo per Scala Fenicia, l’azienda di Capri che si è preposta l’obiettivo di far risorgere la viticoltura dell’isola, una delle più famose e incantevoli del pianeta.

Il Concorso è riservato ai vini con queste caratteristiche: prodotti in pendenza del terreno superiore a 30%; in altitudine superiore ai 500 metri s.l.m.; con sistemi viticoli su terrazze e gradoni; da viticoltura delle piccole isole. La giuria internazionale composta da 30 enologi ed esperti degustatori ha valutato 740 vini provenienti da 15 Paesi. La premiazione dei vini vincitori si terrà domenica 26 novembre presso il Forte di Bard (Valle d’Aosta).

Eleganza, delicatezza e singolarità assoluta sono le caratteristiche del Capri Doc di Scala Fenicia. Un bianco raffinato prodotto con le varietà Greco (50%), Biancolella (30%) e Falanghina (20%), da uve capresi. Ha colore oro leggero appena venato di riflessi verdognoli, dal profumo profondo e composito, suadentemente agrumato, in bocca è di una freschezza pungente, ariosa, sapida. Luigi Veronelli, attento all’unicità e ai legami tra terra, cultura e vino, lo avrebbe di certo definito un vino da meditazione.

In una nicchia umbratile sul fianco del Monte Passetiello, che racchiude vigneto, oliveto, villa e cantina, Andrea e Filippo Koch, rispettivamente musicista sperimentale e designer (l’elegante etichetta con il profilo/periplo dell’isola, porta la sua firma), producono il Capri Doc, con la supervisione dell’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi e l’assistenza di Giggino e Gilda Esposito, ottantenni, custodi dei vigneti. L’azienda prende il nome dall’antica scalinata greco-romana che collegava Capri ad Anacapri, oggi di proprietà della famiglia Koch. È probabile che le vecchie viti siano pre-fillosseriche, su questo aspetto è in corso un approfondimento scientifico. Il vigneto di Scala Fenicia è suddiviso in quattro pezze (nome dialettale dei terrazzamenti) e si estende per circa quattro mila metri quadrati a un’altezza media di 80 metri dal livello del mare. Le viti sono “maritate” con piante di limoni, secondo l’antico sistema detto puteolano, pensato per consentire, coi suoi quattro metri di altezza, la circolazione dell’aria ed evitare il ristagno di umidità tra i grappoli. La conduzione è estremamente attenta alla naturalità, la raccolta viene fatta a mano, con l’aiuto di una lunga scala. La vinificazione avviene in una cantina adattata all’interno di un’antica cisterna romana, produttiva dal 1818 e prima d’allora utilizzata come frantoio; infatti custodisce una mola, una vasca e una grande vite in legno d’inizio ‘800, oltre a un torchio del 1850 per la pressatura delle uve.

Commenta Andrea Koch: “Questo premio internazionale è importantissimo per far conoscere Scala Fenicia. Quando si pensa a Capri e si immagina la Grotta Azzurra, i Faraglioni, i personaggi della cultura che l’hanno frequentata, la vita mondana. Più difficile immaginare che sull’isola si produca anche vino. O meglio, si produca ancora vino. Scala Fenicia è l’unica realtà che – con grande determinazione e fierezza – coltiva la vite, vinifica e imbottiglia il Capri Doc, tutte le fasi della produzione avvengono a Capri, la tracciabilità e la trasparenza sono complete. L’azienda pur avendo iniziato a imbottigliare solo dal 2010 ha ottenuto anche altri riconoscimenti ed è stata selezionata nelle ultime quattro edizioni del Merano Wine Festival nella sezione ‘agricolture eroiche’”. Dei vini di Scala Fenicia hanno scritto, tra gli altri, il wine blog di Luciano Pignataro, Nino Aiello, Fabio Rizzari, Giampaolo Gravina, Armando Castagno, Gambero Rosso, VigneVini, SlowWine/SlowFood.

Capri Doc Scala Fenicia

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