Tenuta Sant’Antonio alla conquista del Canada

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Tenuta Sant'Antonio

Un Paese coinvolgente, una realtà complessa che sempre più si sta appassionando al vino italiano: Tenuta Sant’Antonio racconta la sua esperienza in Canada, tra dati incoraggianti e attesa per gli effetti del CETA.

Da qualche anno a questa parte, il Canada rappresenta un mercato assai interessante per i produttori di vino italiani: un livello di consumi soddisfacente, una propensione alla spesa elevata e una limitata capacità produttiva locale fanno del Paese nordamericano il quinto mercato di destinazione a valore per il vino italiano. Dati alla mano (fonte Istat), il 2017 si è aperto con un netto segno più per l’export di vini italiani in Canada, registrando il miglior primo trimestre dal 2012: nei primi 3 mesi di quest’anno sono stati esportati 187 mila ettolitri (+19,3% rispetto al 2016), per un valore di 75 milioni di euro (+17,4%).

Risultati molto positivi che si rispecchiano nel percorso canadese di Tenuta Sant’Antonio, che solo il mese scorso è volata in Canada per incontrare buyer e importatori, e con questi confrontarsi sull’andamento delle vendite e sulle prospettive future. Appuntamento immancabile del viaggio quello con il Tre Bicchieri World Tour del Gambero Rosso, che il 9 giugno scorso ha fatto tappa all’ Exhibition Place di Toronto: 50 produttori italiani, compresa Tenuta Sant’Antonio, hanno dato ai partecipanti la possibilità di degustare i propri vini.

I vini della Valpolicella sono tra i prodotti prediletti dai consumatori canadesi, i quali apprezzano in particolar modo l’Amarone. E proprio questi vini sono stati, per Tenuta Sant’Antonio, i protagonisti dell’evento Tre Bicchieri a Toronto: gli ospiti infatti hanno potuto degustare l’Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli, l’Amarone della Valpolicella Selezione Antonio Castagnedi e il Valpolicella Superiore Ripasso Monti Garbi.

“Il Canada è un mercato con il quale abbiamo cominciato a rapportarci piuttosto di recente – racconta Armando Castagnedi, uno dei quattro fratelli titolari dell’azienda – ma i risultati che abbiamo raccolto e che continuiamo a raccogliere sono positivi. Ci siamo avvicinati a questo Paese, come a tutti quelli con cui abbiamo rapporti, solo dopo averlo osservato per lungo tempo, studiandone le logiche e le tendenze, per cogliere il modo e il momento più adatti per farci avanti. I frutti di questo lavoro paziente si cominciano a vedere, e ci fanno ben sperare anche per il futuro.”

Ma non si può parlare di Canada senza menzionare il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo economico e commerciale UE-Canada che lo scorso 27 giugno ha ricevuto il primo via libera italiano in Commissione del Senato. Non sembra che ci saranno grandi cambiamenti per il mondo del vino, almeno dal punto di vista del riconoscimento delle denominazioni: le novità riguarderanno le condizioni fiscali, con l’abolizione dei dazi d’entrata e il venir meno di pratiche discriminatorie che fino a ora avevano calcolato le tariffe in base al valore del prodotto, facendo pagare un prezzo più alto per i vini europei e quindi italiani.

“Naturalmente non possiamo conoscere in anticipo gli effetti del CETA – prosegue Armando Castagnedi – anche se per il made in Italy enologico si prospettano conseguenze positive, in quanto sembra che sarà più facile far arrivare in Canada i vini italiani. Noi di Tenuta Sant’Antonio siamo fiduciosi, e facciamo affidamento, come sempre, sulla qualità dei nostri prodotti e sulla capacità di far fronte alle difficoltà con lo studio e la ricerca. Per il resto, chi vivrà vedrà.”

www.tenutasantantonio.it

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