Grenaches, un vino che fa bene alla salute

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La Sardegna antica culla del vino. Nel corso della conferenza tecnica organizzata nell’ambito del concorso enologico internazionale Grenahes du monde 2017, (ad Alghero venerdì 10 febbraio 2017) è stato possibile raccontare il Cannonau e le sue mille sfaccettature ma anche le tante storie che il Grenache può svelare, di cui la Sardegna è scrigno prezioso. Ne ha parlato Gianni Lovicu (Agris Sardegna) che ha concentrato il suo intervento sulle origini della viticoltura sarda: dai ritrovamenti dei vinaccioli nel Pozzo sa Osa (provincia di Oristano) risalenti al XIV secolo avanti Cristo, ai legami che i nuragici avevano con il resto del Mediterraneo nell’età del Bronzo, come dimostrano le analisi di anfore ritrovate a Cartagine. Il Cannonau, la Malvasia, la Monica, sembrano aver attraversato la storia, tra scambi e contaminazioni.

Queste sono diverse a seconda delle aree, per le quali, grazie a tecnologie sempre più raffinate negli studi sul DNA, è possibile individuare similitudini e differenze come ha spiegato Angelo Costacurta, dell’Accademia Italiana della vite e del Vino, raccontando la storia dei grenaches e della loro diffusione in Spagna, in Francia e degli scambi che si sono susseguiti nel tempo. Tutto ciò ha portato ha una variabilità dei grenaches.

Clima, composizione del terreno, metodi di coltivazione e produzione, sono i fattori che determinano queste differenze. È così per tutti i Grenaches, Cannonau compreso. Lo ha evidenziato il moderatore della conferenza tecnica, Antonio Farris (Università di Sassari), sottolineando tra l’altro, di come le tecnologie più moderne permettono al Cannonau, prima considerato “problematico” rispetto ad altri, di essere coltivato in tutto il mondo: «Si tratta di un grande vitigno che dà un grande vino con diverse espressioni.»

La Sardegna, terra antica ed eterogenea dal punto di vista geologico, è uno dei luoghi in cui maggiormente emergono queste peculiarità che rappresentano una ricchezza per l’Isola e per il consumatore. – con tipologie differenti per colore, aromi e struttura, come ha evidenziato Mariano Murru (Assoenologi Sardegna).

Adeguati metodi di coltivazione possono fare la differenza nella qualità dei prodotti, a questo proposito è importante far fronte ai problemi che i cambiamenti climatici possono causare. Un aspetto sul quale si sono concentrati Hélène Teixidor (Institut Coopératif du Vin Pyrénées-Roussillon) e Luca Mercenaro (dell’Università di Sassari), parlando delle tecniche di irrigazione in Sardegna e Francia.

Storia, cultura e tecnica caratterizzano un prodotto sempre più apprezzato nel mondo che, alle giuste dosi, può contribuire anche al benessere e alla salute. Lo ha spiegato Torquato Frulio medico dell’Università di Sassari ricordando come etanolo e polifenoli influenzino l’organismo. Moderazione e dieta corretta (con molta frutta e verdura) sono le parole d’ordine per evitare i rischi. Non più di due

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